GD – Roma, 24 gen. 20 – Il CO.DI.AM-Coordinamento Dipendenti Ambasciate del sindacato CEUQ Funzione pubblica scende sul piede di guerra. Si preannuncia “caldo”, in particolare per i chiarimenti da raggiungere con l’Agenzia delle Entrate, il negoziato tra il Ministero del Lavoro e i sindacati di categoria per il rinnovo della “Disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti delle Ambasciate, Consolati, Legazioni e Organismi internazionali” per il triennio 2020-2023. Diversi e rilevanti i temi sul tappeto. A partire dal fatto che il fisco sta reclamando ai lavoratori del settore diplomatico il pagamento anche retroattivo (fino al 2012) delle imposte sul reddito da lavoro dipendente (Irpef) che, per molte rappresentanze, godrebbero invece di un’esenzione totale. La questione sarà uno ma non l’unico dei principali temi al centro delle trattative per il rinnovo dell’accordo di lavoro, scaduto a fine 2019.
Una prima riunione di lavoro, il 28 novembre scorso, si era conclusa con un nulla di fatto. Intanto però un “incontro urgente” è stato chiesto al ministro degli esteri, Luigi Di Maio, da Orazio Ruggiero, segretario generale del CO.DI.AM-Coordinamento Dipendenti Ambasciate del sindacato CEUQ Funzione pubblica, per illustrargli una proposta di riforma dello statuto.
Il CO.DI.AM aderisce alla Confederazione europea di unità dei quadri (CEUQ), costituito lo scorso anno con l’obiettivo di difendere i diritti dei dipendenti – circa 3500 persone, italiane e straniere – delle ambasciate e delle organizzazioni internazionali presenti in Italia e partecipa per la prima volta alla trattativa per il rinnovo della disciplina del rapporto di lavoro, finora condotto per la parte sindacale da CGIL, CISL e UIL.
Del CO.DI.AM è così la denuncia del “grave deficit di garanzie” nei confronti dei lavoratori dipendenti delle ambasciate (dai demansionamenti praticati con passaggi a gradi o categorie inferiori agli straordinari e altre indennità non pagate) e la richiesta di una “urgente riflessione” sulla “effettività” della tutela di cui dovrebbero invece beneficiare.
In questo contesto si inserisce in particolare la richiesta di un incontro urgente inoltrato da Orazio Ruggiero, segretario generale del CO.DI.AM, al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, e al Capo del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica, Cons. Leg. Paolo Emanuele Rozo Sordini, con la quale si denuncia quanto sopra illustrato in attesa di discutere del rinnovo contrattuale
Una situazione ritenuta grave che, per il CO.DI.AM, dipende da due fattori principali: la mancanza di un contratto nazionale di lavoro “privo di cogenza ovvero di suscettibile attuazione giudiziaria attraverso i tribunali italiani” e la “diffusa disparità di trattamento determinata dalla consapevolezza di tale debolezza della disciplina normativa di pertinenza, che pone il datore di lavoro in una posizione di prevalenza sulle istanze dei dipendenti”.
“Se davvero si vogliono garantire i diritti dei lavoratori dipendenti delle ambasciate, consolati, legazioni e missioni diplomatiche”, come afferma il CO.DI.AM in una nota, “occorre preliminarmente mutare la forma giuridica di tale disciplina in un vero e proprio CCNL con uno specifico inquadramento professionale, con espressa qualificazione della natura, privata o pubblica, di tale rapporto di lavoro. Scelta che si impone con particolare urgenza, attesa la altrettanto grave situazione in cui si trova la gran parte di tali lavoratori appartenenti a tutte le ambasciate presenti in Italia nei confronti del fisco, che inspiegabilmente reclama da questi ultimi anziché dal datore di lavoro, con avvisi di accertamento e atti tributari esecutivi, il pagamento delle imposte sul reddito da lavoro dipendente nonostante la produzione di tale reddito in sede extraterritoriale (dunque all’estero) e le dichiarazioni in passato spesso rilasciate dalle stesse ambasciate ad alcuni dipendenti volte a confermare l’esenzione totale dalle imposte delle citate retribuzioni”.
Il Coordinamento dei dipendenti delle ambasciate del CEUQ Funzione pubblica sta già approntando un sistema di tutela legale per contrastare “l’illegittima attività condotta attraverso l’Agenzia delle Entrate” nei confronti dei dipendenti della nostra diplomazia e nella sua proposta di riforma dello statuto pone anche il problema dell’adeguatezza delle retribuzioni attualmente percepite dai lavoratori del comparto che, se fosse accettata la tesi delle Entrate, “si troverebbero a dover considerare le stesse lorde e non più nette come invece emerge dalle buste paga loro consegnate periodicamente, con illegittimo conseguente addebito al lavoratore del costo del lavoro.
In altre parole, a seconda degli esiti a cui condurrà la discussione in sede giudiziaria sulla esenzione o meno dalle imposte dei redditi di tali lavoratori, deve chiaramente affermarsi il principio del necessario adeguamento di tali retribuzioni al costo della vita”.
di Carlo Rebecchi