Quest’anno ricorre il decimo anniversario degli eventi che hanno innescato laPrimavera araba. Da quel momento, un nuovo ordine politico regionale si è sviluppato in tutta la regione araba e ha portato a un progressivo cambiamento delle priorità in Medio Oriente. Il passaggio dalla democrazia imposta alle rivoluzioni guidate dai cittadini ha portato alla singolare priorità della lotta al terrorismo. Allo stesso modo, l’imposizione ideologica della democrazia e della libertà si è trasformata in pragmatismo economico.
Nel frattempo, la stabilità interna è diventata la principale priorità degli uomini politici poiché il disordine sociale potrebbe creare terreno fertile per la criminalitàorganizzata e i gruppi terroristici, e per la creazione di forze che potrebbero rovesciare i governi. Sebbene le difficoltà economiche siano un problema serio, i decisori devono anche tenere a mente la delicata situazione regionale e le potenziali implicazioni per i loro paesi.
Un’analisi dell’ultimo decennio suggerisce che molti paesi stanno soffrendo di più, rispetto al passato recente, politicamente, socialmente ed economicamente. In questo contesto è importante notare che il divario tra l’élite politica e le persone comuni si sta espandendo, poiché la mancanza di fiducia e credibilità sembra dominare la scena politica quando si tratta del rapporto tra governi e cittadini. Quest’anno, l’anno del Covid-19, ha ulteriormente incrementato la sfiducia nei confronti dei governi e creato la percezione che sia proprio il governo la causa della miseria, frustrazione economica e soprattutto che sia il responsabile delle limitazioni delle libertà.
In quanto tale, è fondamentale garantire che le politiche statali non privino le persone del diritto di voto e promuovano il sentimento anti-statale. Allo stesso tempo, i gruppi criminali e terroristici transfrontalieri stanno aggiungendo ulteriori sfide alla complicata situazione lavorando sulla manipolazione dei gruppi emarginati e dei margini della società. Quindi, le politiche che creano tensione e alienazione genereranno un pool più ampio di persone da cui questi gruppi potranno reclutare, e destabilizzare ulteriormente la sicurezza interna.
Le difficoltà economiche e la frustrazione politica che hanno spinto molti cittadini arabi e in particolare i giovani nelle strade sono state costruite e discusse in privato da diversi anni. Non c’è dubbio che l’attuale situazione critica in molti paesi sia il risultato di azioni erronee e cattiva politica, che hanno creato frustrazione politica ed economica e un’atmosfera di tensione e rabbia.
Nella scena odierna, le nuove ondate di proteste potrebbero non essere un sottoprodotto o uno strascico della Primavera araba o una versione dei modelli di protesta regionali, ma una conseguenza della situazione interna. Potremmo assistere a una risposta genuina nata e sviluppata a causa della sofferenza delle persone, che vedono nei propri governi un antagonista, un’immagine legata alla corruzione, all’inefficienza e in alcuni casi alla tirannia. Pertanto, è importante qui ricordare che la frustrazione economica che si è trasformata in proteste non può essere risolta solo con una risposta economica: è necessario anche un intervento politico e un forte cambiamento sociale.
Una delle questioni più importanti da affrontare è l’isolamento politico avvertito tra i giovani. Molti studi, conferenze e strategie hanno affrontato il tema: i giovani hanno bisogno di una maggiore inclusione nel processo politico. Negli ultimi anni, man mano che il livello di istruzione è cresciuto, in parallelo sono aumentati sia il coinvolgimento in questioni politiche sia la nascita di movimenti. Questo fenomeno ha come protagonisti i giovani. Questa condizione in alcuni stati è analizzata dai decisori politici secondo regole e consuetudini ormai obsolete, che in molti casi favoriscono il nepotismo. Come conseguenza diretta e immediata vi è una radicazione e un inasprimento del problema originario.
Per risolverlo dobbiamo riconoscere il problema di fondo che ha spinto molti giovani in strada. Queste proteste non sono state guidate da un’ideologia o partigianeria politica, anche se alla fine alcuni hanno intrapreso una deriva islamica. Tuttavia, evitare nuove ondate di proteste potrebbe non essere facile, poiché richiede dai sistemi politici una posizione di risposta rivoluzionaria, in cui coloro che hanno commesso errori devono fare ammenda e, se è il caso, essere rimossi dal posto di potere. Il percorso da seguire deve avere una chiara road map, con trasparenza, pari opportunità e maggiore inclusione politica.
È anche importante notare che l’attuale turbolenza interna arriva in un momento in cui molti paesi stanno vivendo un isolamento politico tra nuove e difficili sfide regionali e internazionali. Mantenere la stabilità interna è chiaramente la priorità per molti regimi, che però dovrebbero rendersi conto che la stabilità interna richiede nuove prospettive e modi di affrontare il processo decisionale nei governi, al fine di sviluppare rapidamente strategie, approcci e soluzioni concrete nuove ed efficaci.
Dr. Amer Al Sabaileh