La tempistica della decisione americana di ritirarsi dall’Afghanistan ha aggiunto ulteriore pressione alle sfide alla sicurezza che il mondo si aspettava dopo il Covid. Non c’è dubbio che molti gruppi terroristici si stavano riorganizzando in attesa che arrivasse il momento giusto per far leva sugli enormi problemi socio-economici e politici che molti paesi stanno affrontando, proprio a causa della pandemia. Ora, con l’Afghanistan fruibile per i gruppi terroristici come hub per nuovi piani e attacchi, è probabile che le minacce alla sicurezza globale raggiungano il picco.
A causa della sua posizione geografica, i rischi maggiori saranno probabilmente interni. I paesi vicini come Russia, Cina, Iran e Pakistan dovranno impegnarsi politicamente con i talebani ma, allo stesso tempo, non bisogna dimenticare che è presente un numero crescente di gruppi terroristici. L’Isis era già precedentemente in competizione con gli stessi talebani, ma ci sono da considerare altre pedine del gioco, come ad esempio i piani ambiziosi di una nuova generazione di giovani combattenti di Al-Qaeda.
Pertanto, l’impatto dei recenti eventi in Afghanistan potrebbe non essere limitato all’Afghanistan stesso. La situazione della sicurezza globale non ha dovuto affrontare serie sfide dalla caduta dell’Isis, ma se la situazione in Afghanistan peggiora, diventerà sempre più un polo di attrazione per i gruppi terroristici. Man mano che questo si sviluppa, il mondo conoscerà questi nuovi gruppi attraverso le loro azioni, poiché qualsiasi gruppo emergente vorrà dimostrare la propria capacità d’azione nel condurre gravi attacchi, proprio con l’obiettivo per essere riconosciuto sul campo. Questo creerà un invito aperto a gruppi grandi o piccoli, sofisticati o semplici per pianificare e condurre attacchi, creando il rischio reale di nuove ondate di terrorismo globale.
I talebani di oggi saranno un modello che molti gruppi cercheranno di adottare e imitare, perché suggerisce che se sei forte sul campo, sarai riconosciuto come l’unico potere. Ciò significa che nei paesi in cui gli attori non statali sono già forti il messaggio sarà quello di adottare un approccio più aggressivo, di imporsi con la forza e quindi avere l’opportunità di impegnarsi con il mondo come leader di fatto.
A parte gli attori armati non statali, l’Afghanistan è l’esempio per i gruppi politici islamici che si sono sentiti emarginati e indeboliti negli ultimi anni per riconsiderare come posizionarsi tatticamente per ottenere potere politico nei paesi in cui operano.
Il fallimento occidentale in Afghanistan non è chiaramente un grande esempio di intervento internazionale, ma il punto più saliente è che se le cose non vengono gestite correttamente da qui, gli impatti potrebbero diffondersi a livello globale. E questi impatti non saranno limitati ai rifugiati o a specifiche sfide alla sicurezza, ma potrebbero potenzialmente generare e portare a un caos più ampio che richiederà molto più tempo per essere affrontato e ad un costo molto più elevato.
Il rischio a breve termine che il mondo potrebbe affrontare è che la situazione in Afghanistan aprirà la strada ai gruppi terroristici per coordinarsi e attaccare. Se viene istituita una competizione aperta all’interno del mondo jihadista e terroristico, saranno impegnate cellule dormienti, lupi solitari o operazioni anche più sofisticate mentre questi gruppi inviano un messaggio della loro nascita e sviluppo.
C’è urgentemente la necessità di una maggiore cooperazione in materia di sicurezza e di una collaborazione avanzata tra gli apparati di sicurezza dei paesi regionali e globali. Questa situazione diventa ancora più critica in quanto la questione dei rifugiati e del terrorismo potrebbe diventare oggetto di strumentalizzazione politica da parte di gruppi di potere concorrenti: questo aggiungerebbe un ulteriore elemento di caos e renderebbe difficile qualsiasi collaborazione internazionale collettiva.
Con la transizione in Afghanistan, le potenziali sfide diventeranno rischi reali molto rapidamente e il mondo dovrà affrontare le difficoltà della riqualificazione post-Covid insieme a una nuova ondata di terrorismo globale.
Dr. Amer Al Sabaileh