Yasser Arafat, l’iconico leader palestinese, è stato una figura di grande importanza nel conflitto israelo-palestinese. La sua morte, avvenuta nel 2004, è stata oggetto di numerose teorie cospirative riguardanti un possibile avvelenamento. Tuttavia, la questione su chi abbia avvelenato Arafat rimane avvolta da mistero, con prove e controprove che hanno alimentato un acceso dibattito.
La morte di Arafat è avvenuta il 11 novembre 2004, all’età di 75 anni, all’Hôpital d’Instruction des Armées Percy, un ospedale militare nei pressi di Parigi, in Francia. Inizialmente, i medici francesi avevano dichiarato che la causa del decesso era un ictus cerebrale causato da una malattia sconosciuta. Tuttavia, l’opinione pubblica e i sostenitori palestinesi erano scettici riguardo a questa spiegazione, sospettando che ci potesse essere stato un avvelenamento deliberato.
Nel corso degli anni successivi alla sua morte, emersero vari studi e investigazioni sul possibile avvelenamento di Arafat. Nel 2012, è stato eseguito un esame post-mortem sui resti del leader palestinese su richiesta della sua vedova, Suha Arafat. Questo esame ha rivelato la presenza di livelli insolitamente elevati di polonio-210, un isotopo radioattivo altamente tossico, nel suo corpo. Questa scoperta ha alimentato ulteriormente le speculazioni sull’avvelenamento.
Il polonio-210 è un isotopo radioattivo che può essere fatale in piccole quantità se ingerito, inalato o assorbito attraverso la pelle. La sua tossicità è stata sfruttata in passato come arma chimica. La presenza di polonio-210 nei resti di Arafat ha sollevato domande sull’origine e sulle circostanze del suo avvelenamento.
Tuttavia, la questione di chi abbia avvelenato Arafat rimane controversa. Nonostante la scoperta del polonio-210 nei suoi resti, non esiste una prova conclusiva che indichi un colpevole specifico. Le indagini sull’omicidio di Arafat sono state complesse e intricate, coinvolgendo numerose agenzie di intelligence e istituzioni internazionali.
Il principale sospettato da molte parti è stato Israele, a causa dei conflitti e delle tensioni duraturi tra Arafat e il governo israeliano. Tuttavia, Israele ha costantemente negato qualsiasi coinvolgimento nell’avvelenamento e ha respinto le accuse come infondate.
Altri hanno sollevato sospetti sul possibile coinvolgimento dell’Autorità Palestinese stessa o di fazioni interne, dato il contesto politico complesso e le rivalità all’interno del movimento palestinese.
La causa della morte di Arafat è stata oggetto di dispute legali e diplomatiche. Nel 2013, l’Autorità Palestinese ha cercato di aprire un’indagine presso la Corte Penale Internazionale, ma questa richiesta è stata respinta inizialmente. Nel 2018, la Corte Penale Internazionale ha dichiarato che non aveva competenza giurisdizionale per indagare sulla morte di Arafat in quanto la Palestina non era uno stato membro al momento del decesso.
Le domande sull’avvelenamento di Arafat rimangono insolute e il dibattito prosegue. Gli sforzi per stabilire la verità sono stati complicati dalla mancanza di prove concrete e dalla politica intrinseca al conflitto israelo-palestinese. La morte di Arafat è diventata un simbolo delle divisioni e delle tensioni in Medio Oriente e rimane un mistero irrisolto nella storia del conflitto.