Che la Turchia stia attraversando un periodo in cui le libertà fondamentali non sono tutelate dallo Stato è ormai sotto gli occhi di tutti. Vorrei però che non fosse sotto gli occhi ma davanti agli occhi. Quello che succede in Turchia è inaccettabile.
Umanamente, politicamente, socialmente inaccettabile. Centinaia di persone continuano a condurre la propria pseudo vita “ospiti” nelle carceri turche, senza nessuna protezione né garanzia: senza nessun diritto. Persone incarcerate senza nessun capo di accusa serio e provato, rinchiuse nelle carceri da mesi in attesa di un processo che nella maggior parte dei casi è una farsa.
Con un apparato giudiziario piegato al volere di un governo senza regole certe e discriminatorio. Secondo l’ultimo rapporto di A. I. il continuo stato d’emergenza ha fatto da cornice alle violazioni dei diritti umani. Il dissenso è stato represso in modo spietato colpendo, tra gli altri, giornalisti, attivisti politici e difensori dei diritti umani. Sono perdurate le segnalazioni di episodi di tortura, anche se in misura inferiore rispetto al 2016.
Ai giornalisti Burak Akbay, Yonca Yücekaleli, Mediha Olgun, Metin Yılmaz, Emin Çölaşan, Necati Doğru, Mustafa Çetin e Yücel Arı sono state comminate pene da due a quattro anni di carcere per avere “consapevolmente e intenzionalmente assistito un’organizzazione terroristica pur non facendo parte della sua struttura gerarchica”. Sanzione che suona strana visto che il giornale per cui lavoravano, Sözcü, è strettamente laico. Con la loro condanna, la Turchia recupera subito il primo posto nella speciale classifica redatta dal Comitato per la protezione dei giornalisti.
Continuando nella carrellata di violazione dei diritti è di queste ore la notizia che Osman Kavala, di cui spesso abbiamo parlato in questa rubrica, dovrà rimanere ancora in carcere, il processo è stato rinviato al 20 febbraio prossimo. Questo dopo che la Corte europea dei diritti umani il 10 dicembre 2019 aveva stabilito che Kavala era sottoposto a detenzione arbitraria da oltre due anni e doveva quindi essere immediatamente rilasciato.
Il governo turco non si è minimamente interessato alla decisione della Corte continuando a portare avanti azioni contro persone colpevoli del nulla. La stessa sorte è toccata a imminenti esponenti della società civile impegnati anche in organizzazioni di fama mondiale per la difesa dei diritti umani. La magistratura ha chiesto fino a 15 anni di carcere per Taner Kılıç, e İdil Eser presidente onorario ed ex direttrice di Amnesty International Turchia e per altri quattro collaboratori. L’accusa è quella ormai usuale di terrorismo o di connivenza con organizzazioni terroristiche.
È invece di pochi giorni fa la notizia del suicidio in carcere della prigioniera politica Nurcan Bakir, una donna dissidente, gravemente ammalata che aveva passato gli ultimi 28 della propria vita in carcere. La decisione di togliersi la vita, anche se non sono chiare le modalità del suicidio, dopo aver subito un trasferimento di carcere prima di ricevere risposta alla sua richiesta di scarcerazione inviata alla Corte di Giustizia Europea per i Diritti Umani.
Quelli appena citati sono solo piccoli esempi di persone più o meno conosciute che stanno subendo le conseguenze di un regime che è sempre più autoritario e personalistico. Ci sono decine e decine di persone i cui nomi non vi diranno nulla ma che stanno soffrendo le stesse condanne, senza essere stati giudicati. Tutto questo succede alle nostre porte, tutto ciò capita in un paese che consideriamo amico.
Evidentemente come sempre capita molte persone che detengono il potere politico fuori dalla Turchia, non hanno davanti agli occhi le violazioni dei diritti umani di cui il governo di Erdoğan si sta continuamente macchiando. E anche se qualche richiamo anche ufficiale viene fatto, non sembra che il governo turco se ne preoccupi continuando a portare avanti le sue politiche liberticide. La noncuranza sembra essere propedeutico all’oblio. Le persecuzioni, le discriminazioni, le violazioni di tutti i diritti, anche di quelli che si classificano come umani, tutto viene dimenticato, taciuto e nascosto.
Questa è una brutta stagione per la libertà in Turchia, questa è una brutta stagione per la democrazia, non solo in Turchia, questa è una brutta stagione per chi coscientemente e consapevolmente decide di rimanere umano.
Emanuela Locci
Fonte: https://www.groi.eu/zL8LB