Il 2017 sarà l’anno della svolta politica in Siria, grazie al lavoro congiunto di Russia, Turchia e Iran svolto negli ultimi mesi del 2016. L’asse Russia-Turchia-Iran, andato consolidandosi dal mese di agosto si sta rivelando decisamente forte, con Erdogan costretto ad assecondare gran parte delle richieste di Mosca. I continui tentativi da parte di Arabia Saudita e Qatar di fratturare quest’asse non sono andati a buon fine, compreso l’omicidio dell’ambasciatore russo a Ankara. Anzi, Russia, Turchia e Iran, in questo temporaneo momento di assenza degli USA negli affari mediorientali per via del cambio di presidenza, rappresentano l’asse più credibile per una risoluzione politica nel breve termine della crisi siriana.
Visto il successo militare di Aleppo, Russia e Turchia hanno da subito intravisto la possibilità di allargare il cessate il fuoco tra l’esercito governativo e le opposizioni anche al resto del paese. Russia e Turchia hanno quindi raggiunto un accordo nella giornata del 28.12 per l’entrata in vigore di un cessate il fuoco dalla mezzanotte del 29.12, l’accordo non prevede la cessazione delle operazioni nei confronti delle organizzazioni terroristiche, come Daesh e le milizie legate a al Qaeda. Le basi per quest’accordo erano state poste con i colloqui del 20 dicembre a Mosca, a cui hanno partecipato i ministri degli esteri e i responsabili della difesa di Russia, Turchia e Iran. L’asse in questione sta organizzando una sessione di negoziati previsti per la metà di gennaio nella capitale kazaka Astana. Appare quindi chiaro che i principali attori che saranno artefici della risoluzione diplomatica sono i tre paesi in questione, ovvero quelli che hanno maggiore controllo sulle forze in campo. Nonostante si tratti di una prospettiva positiva, rimangono diverse questioni aperte e che rallenteranno la riuscita dei negoziati di Astana. In primo luogo l’Iran si è opposto apertamente alla presenza dell’Arabia Saudita ai colloqui, fin quando Riad sarà ferma nella posizione di rovesciare il governo Assad. Inoltre occorrerà analizzare in che modo l’opposizione moderata siriana sarà chiamata a partecipare ai negoziati, per ora l’Alto Comitato Negoziale (CNS), ovvero la maggiore coalizione di opposizione siriana, nega di essere stato informato dei prossimi negoziati di Astana e ribadisce la volontà del CNS di giungere ad una transizione politica che escluda la permanenza di Assad al potere.
Rimane inoltre da capire in che modo Mosca ed Ankara arriveranno ad un compromesso tra le loro posizioni che al momento sono ancora ufficialmente contrapposte. La Turchia opera congiuntamente all’Esercito Libero Siriano nelle attività di contrasto all’YPG e all’IS nel nord della Siria, specialmente a Al Bab, mentre Mosca sostiene le forze di Assad contro i ribelli. Il fatto che Russia e Turchia si troveranno insieme al tavolo delle trattative, in qualità di garanti, rappresenta un elemento di svolta nelle questioni diplomatiche siriane, e probabilmente anche il fattore decisivo che alla fine porterà ad un accordo tra regime e opposizione. La strada verso la fine della crisi siriana è ancora dura e lunga, ma sembra che dopo anni di accordi inefficaci si stia andando nella giusta direzione.
La Russia sta costringendo la Turchia nell’angolo e in occasione dei negoziati di Astana sarà pronta all’affondo finale per portare a casa un grande risultato politico sulla scena internazionale, vittoria che le permetterà di iniziare le relazioni con l’amministrazione Trump comunque con una posizione di vantaggio strategico nell’area.