“Before and After” the Coup in Turkey
L’attentato dei giorni scorsi nell’aeroporto di Istanbul deve essere inquadrato in un decisa strategia della tensione messa in atto da forze interne al governo turco.
Non dobbiamo pensare che l’azione sia stata autoprodotta ,ma certamente le autorità hanno inspiegabilmente abbassato le difese proprio in un aeroporto che sappiamo essere obiettivo primario in questo momento.
I servizi di sicurezza avevano preventivamente segnalato un ipotesi di attacco in aeroporto come si può sottovalutare una simile informazione.
Oggi, ogni aeroporto rappresenta il primo obiettivo sensibile da difendere con modalità non ordinaria.
Erdogan ed i suoi oppositori interni al suo stesso partito vogliono spingere il paese verso una deriva antidemocratica per poi regolare i conti al loro interno, ma per far questo hanno bisogno di tensione ed attacchi continui che giustifichino risposte dure, alleanze strane, nuovi e vecchi accordi da ripristinare.
Sarebbe molto interessante conoscere nei dettagli le armi che sono state usate dai terroristi, se ad esempio gli AK 47 usati nell’attacco ed il loro munizionamento sono di fabbricazione romena, potrebbero far parte di un lotto recentemente triangolato sul territorio turco, cosi come l’esplosivo utilizzato se proveniente dall’ex Jugoslavia proverebbe in via esclusiva che la logistica dell’operazione è interna.
Forti dubbi vengono, infatti, sollevati sulle attività preventiva della polizia turca.
Negli aeroporti di tutto il mondo i protocolli di difesa si sono uniformati e prevedono tempi di reazione bassissimi verso una minaccia, parliamo di 40 secondi per neutralizzare la sorgente del fuoco.
Così non è avvenuto ad Istanbul , nonostante dall’inizio dell’anno gli attentati con vittime sul territorio turco sono stati numerosi e la modalità difensiva e di prevenzione sia teoricamente al massimo livello operativo e cioè “attacco in corso” .
Infine occorre valutare la scarsissima azione preventiva della Polizia turca nel perimetro aeroportuale che normalmente viene filtrato con personale di sicurezza in borghese e da personale in divisa con cani anti esplosivo.
Le versioni ufficiali che descrivono l’attacco sono state fino ad ora lacunose e contraddittorie, non sono stati resi disponibili i filmati dello scontro a fuoco neppure alle agenzie di intelligence amiche nonostante nella zona interessata insistono almeno 60 telecamere brandeggianti ad alta definizione.
Infine non convincono questi ripetuti attacchi ad un paese islamico dove vengono uccisi musulmani, nonostante proprio l’ambiguità di comportamento turco abbia permesso allo stato islamico fino ad ora di sopravvivere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’attentato dei giorni scorsi nell’aeroporto di Istanbul deve essere inquadrato in un decisa strategia della tensione messa in atto da forze interne al governo turco.
Non dobbiamo pensare che l’azione sia stata autoprodotta ,ma certamente le autorità hanno inspiegabilmente abbassato le difese proprio in un aeroporto che sappiamo essere obiettivo primario in questo momento.
I servizi di sicurezza avevano preventivamente segnalato un ipotesi di attacco in aeroporto come si può sottovalutare una simile informazione.
Oggi, ogni aeroporto rappresenta il primo obiettivo sensibile da difendere con modalità non ordinaria.
Erdogan ed i suoi oppositori interni al suo stesso partito vogliono spingere il paese verso una deriva antidemocratica per poi regolare i conti al loro interno, ma per far questo hanno bisogno di tensione ed attacchi continui che giustifichino risposte dure, alleanze strane, nuovi e vecchi accordi da ripristinare.
Sarebbe molto interessante conoscere nei dettagli le armi che sono state usate dai terroristi, se ad esempio gli AK 47 usati nell’attacco ed il loro munizionamento sono di fabbricazione romena, potrebbero far parte di un lotto recentemente triangolato sul territorio turco, cosi come l’esplosivo utilizzato se proveniente dall’ex Jugoslavia proverebbe in via esclusiva che la logistica dell’operazione è interna.
Forti dubbi vengono, infatti, sollevati sulle attività preventiva della polizia turca.
Negli aeroporti di tutto il mondo i protocolli di difesa si sono uniformati e prevedono tempi di reazione bassissimi verso una minaccia, parliamo di 40 secondi per neutralizzare la sorgente del fuoco.
Così non è avvenuto ad Istanbul , nonostante dall’inizio dell’anno gli attentati con vittime sul territorio turco sono stati numerosi e la modalità difensiva e di prevenzione sia teoricamente al massimo livello operativo e cioè “attacco in corso” .
Infine occorre valutare la scarsissima azione preventiva della Polizia turca nel perimetro aeroportuale che normalmente viene filtrato con personale di sicurezza in borghese e da personale in divisa con cani anti esplosivo.
Le versioni ufficiali che descrivono l’attacco sono state fino ad ora lacunose e contraddittorie, non sono stati resi disponibili i filmati dello scontro a fuoco neppure alle agenzie di intelligence amiche nonostante nella zona interessata insistono almeno 60 telecamere brandeggianti ad alta definizione.
Infine non convincono questi ripetuti attacchi ad un paese islamico dove vengono uccisi musulmani, nonostante proprio l’ambiguità di comportamento turco abbia permesso allo stato islamico fino ad ora di sopravvivere.
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Il recente attacco alle porte di Sirte in Libia conclusosi per ora con una parziale vittoria di Al Sarraj ha visto nella realtà scendere in campo a fianco dei soldati libici, numerosi commandos di truppe speciali europee.
Nel dettaglio sono intervenuti reparti di Elite militari francesi, inglesi, americani ed italiani.
Le operazioni sono considerate di “Intelligence Attivo “ e gestite con la massima riservatezza e coperte dal segreto di Stato dai vari paesi coinvolti.
Nel caso di specie attendibili fonti locali indicano che le forze speciali francesi da tempo schierate in Libia sotto copertura nell’Area di Tobruk sono intervenute nella battaglia di Sirte con uccisione mirate e chirurgiche al fine di tagliare la linea logistica di rifornimento dello Stato Islamico.
Sono stati usati dai francesi appositi sistemi d’armi molto sofisticati con mortai trasportabili a puntamento telematico con designatore sul terreno; le azioni sono tutte andate a buon fine isolando sul lato orientale di Sirte gli uomini del Califfato.
La stampa internazionale non parla dell’intervento francese per chiari motivi di riservatezza, ma il lavoro più incisivo in questa fase è chiaro che è stato fatto dai francesi che hanno ridotto al minimo la capacità di fuoco degli uomini del califfato.
L’intelligence americana ha fini ad ora operato con caccia da ricognizione e nella fase successiva ed operativa una volta acquisite le giuste informAzioni con Droni a pilotaggio remoto.
Predator armati con missili a guida laser AGM – 114RS HELLFIRE II di fabbricazione statunitense.
Il pilotaggio remoto americano è gestito direttamente dalla CIA le operation rooms sono basate nel vecchio aeroporto militare di Sigonella in Sicilia Italia, in un’area apparentemente dismessa ma ancora utilizzata in forma anonima dall’intelligence americana come location per la logistica delle operazioni in Nord Africa.
Sul territorio libico gli Special Forces americani ed italiani sono invece insediati nell’area compresa tra Harawa, Nufaliya, Bin Jawade ed Ajdabiya a metà strada tra Bengasi e Tripoli verso i campi petroliferi.
Gli uomini Usa e italiani vestono abiti borghesi tanto da confondersi con disinvoltura con una delle tante milizie libiche che operano nella zona.
Sono equipaggiati con fucili d’assalto Colt M4 perfetti per l’elitrasporto e Colt M16, per le armi da fianco utilizzano prevalentemente pistole semiautomatiche Glock 19 e 17 cal. 9×21 e cal.40 di fabbricazione austriaca.
I fucili sono predisposti anche al lancio di granate con sistema di puntamento laser.
Gli americani provengono dai Rangers dei Marines e dai Navy Seals e sono scelti per le loro caratteristiche particolarmente adatte alla guerriglia urbana dove preparazione fisica e tecnica sono fondamentali.
Gli Italiani invece provengono dagli alpini paracadutisti, dal reparto Col Moschin e dagli incursori della Marina Militare COMSUBIN – GOI e sono inquadrati nell’organico del TF 45 unità militare segreta che opera da anni nelle missioni cosiddette fantasma, utilizzano gli stessi armamenti individuali degli americani.
Il TF 45 nella riconquista di Sirte stà operando prevalentemente nella preparazione degli scontri urbani e nel controllo dell’area portuale.
L’intelligence inglese stà invece utilizzando gli uomini della S.A.S. e della S.O.C. con incursioni aeree e bombardamenti mirati. Sul terreno utilizza unità di bonifica quartieri che sono penetrate nella periferia di Sirte, grazie anche all’utilizzo di esperti Snipers equipaggiati con fucili di precisione M200 ONEY TAC e BARRET M 95 calibro 50 (12.7 mm).
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Il recente attacco alle porte di Sirte in Libia conclusosi per ora con una parziale vittoria di Al Sarraj ha visto nella realtà scendere in campo a fianco dei soldati libici, numerosi commandos di truppe speciali europee.
Nel dettaglio sono intervenuti reparti di Elite militari francesi, inglesi, americani ed italiani.
Le operazioni sono considerate di “Intelligence Attivo “ e gestite con la massima riservatezza e coperte dal segreto di Stato dai vari paesi coinvolti.
Nel caso di specie attendibili fonti locali indicano che le forze speciali francesi da tempo schierate in Libia sotto copertura nell’Area di Tobruk sono intervenute nella battaglia di Sirte con uccisione mirate e chirurgiche al fine di tagliare la linea logistica di rifornimento dello Stato Islamico.
Sono stati usati dai francesi appositi sistemi d’armi molto sofisticati con mortai trasportabili a puntamento telematico con designatore sul terreno; le azioni sono tutte andate a buon fine isolando sul lato orientale di Sirte gli uomini del Califfato.
La stampa internazionale non parla dell’intervento francese per chiari motivi di riservatezza, ma il lavoro più incisivo in questa fase è chiaro che è stato fatto dai francesi che hanno ridotto al minimo la capacità di fuoco degli uomini del califfato.
L’intelligence americana ha fini ad ora operato con caccia da ricognizione e nella fase successiva ed operativa una volta acquisite le giuste informAzioni con Droni a pilotaggio remoto.
Predator armati con missili a guida laser AGM – 114RS HELLFIRE II di fabbricazione statunitense.
Il pilotaggio remoto americano è gestito direttamente dalla CIA le operation rooms sono basate nel vecchio aeroporto militare di Sigonella in Sicilia Italia, in un’area apparentemente dismessa ma ancora utilizzata in forma anonima dall’intelligence americana come location per la logistica delle operazioni in Nord Africa.
Sul territorio libico gli Special Forces americani ed italiani sono invece insediati nell’area compresa tra Harawa, Nufaliya, Bin Jawade ed Ajdabiya a metà strada tra Bengasi e Tripoli verso i campi petroliferi.
Gli uomini Usa e italiani vestono abiti borghesi tanto da confondersi con disinvoltura con una delle tante milizie libiche che operano nella zona.
Sono equipaggiati con fucili d’assalto Colt M4 perfetti per l’elitrasporto e Colt M16, per le armi da fianco utilizzano prevalentemente pistole semiautomatiche Glock 19 e 17 cal. 9×21 e cal.40 di fabbricazione austriaca.
I fucili sono predisposti anche al lancio di granate con sistema di puntamento laser.
Gli americani provengono dai Rangers dei Marines e dai Navy Seals e sono scelti per le loro caratteristiche particolarmente adatte alla guerriglia urbana dove preparazione fisica e tecnica sono fondamentali.
Gli Italiani invece provengono dagli alpini paracadutisti, dal reparto Col Moschin e dagli incursori della Marina Militare COMSUBIN – GOI e sono inquadrati nell’organico del TF 45 unità militare segreta che opera da anni nelle missioni cosiddette fantasma, utilizzano gli stessi armamenti individuali degli americani.
Il TF 45 nella riconquista di Sirte stà operando prevalentemente nella preparazione degli scontri urbani e nel controllo dell’area portuale.
L’intelligence inglese stà invece utilizzando gli uomini della S.A.S. e della S.O.C. con incursioni aeree e bombardamenti mirati. Sul terreno utilizza unità di bonifica quartieri che sono penetrate nella periferia di Sirte, grazie anche all’utilizzo di esperti Snipers equipaggiati con fucili di precisione M200 ONEY TAC e BARRET M 95 calibro 50 (12.7 mm).
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